sabato 3 gennaio 2009

Salvatore Izzo: "Il 2008 di Joseph Ratzinger". Riflessione da leggere per bene ed incorniciare. Condivido parola per parola...


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Il Papa alla Messa del 1° gennaio: "La povertà della nascita di Cristo a Betlemme, oltre che oggetto di adorazione per i Cristiani, è anche scuola di vita per ogni uomo. Essa ci insegna che per combattere la miseria, tanto materiale quanto spirituale, la via da percorrere è quella della solidarietà, che ha spinto Gesù a condividere la nostra condizione umana"

Il Papa al Te Deum: "Cari giovani, responsabili del futuro di questa nostra città, non abbiate paura del compito apostolico che il Signore vi affida, non esitate a scegliere uno stile di vita che non segua la mentalità edonistica corrente"

AUGURI DI UN GIOIOSO 2009!

Il 2008 di Papa Benedetto: l'anno della "svolta" nella continuità (Raffaella)

Bilanci 2008, il rapporto dei media con il Papa: bene internet, benino (ino-ino) la tv, débâcle quasi assoluta per la carta stampata (Raffaella)

Su "Oltretevere", il blog di Giacomo Galeazzi, troviamo questa stupenda analisi di Salvatore Izzo sull'ultimo anno di Pontificato di Benedetto XVI.
Leggiamo e poi commentiamo
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R.

Il bilancio degli ultimi 12 mesi tracciato dal vaticanista dell'Agi, Salvatore Izzo

Il 2008 di Joseph Ratzinger

Più luci che ombre in un intenso anno di pontificato

GIACOMO GALEAZZI

Il bilancio degli ultimi 12 mesi tracciato dal vaticanista dell'Agi, Salvatore Izzo: "La difficoltà emersa con evidenza nelle ultime settimane di presentare e far recepire per quello che sono le posizioni della Chiesa, fa apparire in chiaroscuro il bilancio del 2008 che invece Benedetto XVI avrebbe tutto il diritto di archiviare come un anno di straordinari successi.
Con il pellegrinaggio dello scorso maggio negli Stati Uniti e le sue coraggiose denunce è riuscito a riconquistare alla Chiesa il credito perso con lo scandalo dei preti pedofili; a Sydney la Giornata Mondiale della Gioventù ha rappresentato il più vasto raduno mai tenuto in Oceania e ha aperto nuovi sconfinati territori - lontani non solo geograficamente - all’annuncio del Vangelo; inattese folle lo hanno acclamato anche in Francia, a settembre, accogliendo con fiducia il suo invito alla laicità positiva.
E anche nei tre pellegrinaggi italiani (in Liguria, Puglia e Sardegna) culminati nell’appello lanciato a Cagliari a dar vita a una nuova classe politica, Papa Ratzinger ha mobilitato grandi platee e restituito un ruolo di primo piano a un cattolicesimo che con l’uscita di scena di due grandi personaggi come Carlo Maria Martini e Camillo Ruini sembrava aver perso smalto.
Infine, con il Sinodo di ottobre gli è riuscita l’operazione più ardita: mettere la Bibbia al centro della vita cristiana riaffermando però che essa deve essere letta nell’alveo della Tradizione cattolica, una sintesi tra nuovo e antico che ha raccolto il consenso unanime dei vescovi che non era stato così netto l’anno scorso sul tema della liturgia, al momento della liberalizzazione dell’uso del messale in latino.
Benedetto XVI, poi, può compiacersi anche del passo in avanti compiuto sul piano diplomatico grazie all’iniziativa del concerto offerto in Vaticano dalla figlia di Deng, che ha rilanciato il dialogo con Pechino dopo le difficoltà che appena un anno prima aveva evidenziato il gelo con il quale era stata accolta la lettera ai cattolici cinesi.

Accanto a questi innegabili successi non sono mancate tuttavia incomprensioni, e qualche volta vere e proprie contestazioni, attirate sulla Santa Sede da una serie altrettanto lunga di equivoci se non errori di comunicazione.

L’episodio più clamoroso è stata la gaffe compiuta dall’osservatore permanente all’Onu Celestino Migliore che ha affidato a una scarna risposta ad un’agenzia cattolica francese la complessa posizione della Santa Sede in tema di discriminazione dei gay, che è stata così interpretata come una condanna senza appello a una condizione verso la quale la Chiesa - e per primo il Papa - fedelmente all’insegnamento evangelico sull’adultera manifesta invece comprensione. In proposito si può certamente affermare, come autorevolemente è stato fatto, che alcuni media hanno «forzato» le parole di mons. Migliore ma resta il fatto che la posizione della Santa Sede è stata affidata alle poche e evidentemente poco chiare righe dell’agenzia.

L’episodio ha avuto del resto dimensioni che ricordano la «crisi» innescata dalla citazione di Ratisbona, e se conferma la necessità di una mediazione giornalistica più attenta e corretta ripropone anche il tema di una gestione più accorta della comunicazione.

Un’occasione mancata, in questo senso, è stata l’istruzione della Congregazione della Dottrina della Fede sulla procreazione assistita che per la prima volta affermava la liceità morale dei tentativi, purchè rispettosi della morale, di dare un figlio a coppie che soffrono di non poterlo avere, è stata di fatto presentata come una serie di «no» senza appello.

E certo non giovano all’immagine del Papa, ad esempio, gli estemporanei commenti di capi dicastero che «gridano» sulle leggi laiciste in Spagna o sul caso Eluana, per di più mentre i giudici sono ancora in camera di consiglio, utilizzando in entrambi i casi un linguaggio così forte da suonare provocatorio, essendo scontato che le semplificazioni dei media restituiranno all’opinione pubblica una rissosità che ha poco a che vedere con la Chiesa reale.

Prudenza oltre che nel linguaggio sarebbe raccomandabile anche nella politica degli annunci ai quali poi non seguono i fatti: così la terza Enciclica, quella sui temi sociali, annunciata ufficiosamente almeno cinque volte, sembra impigliata in chissà quali meandri mentre è del tutto normale evitare che i documenti pontifici si sovrappongano, e si attenda almeno un anno tra un’Enciclica e l’altra.

Anche i dati relativi alle presenze dei fedeli alle udienze e agli angelus del Papa nel 2008 sono stati diffusi in modo incompleto, cioè senza fornire la possibilità di un raffronto con quelli degli anni precedenti che avrebbe messo in evidenza che essi si riferivano a un numero inferiore di incontri: due udienze generali e ben quattro angelus in meno, con il risultato di mostrare un calo che di certo non è così rilevante.

Ma soprattutto si è rivelata un vero e proprio boomerang l’anticipazione fatta dal patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal circa il viaggio che Benedetto XVI dovrebbe compiere in Terra Santa a maggio. Invece dell’atteso annuncio, infatti, il Papa è stato costretto a una ferma condanna dei raid israeliani e delle provocazioni di Hamas".

© Copyright Oltretevere, il blog di Giacomo Galeazzi

Che dire? Condivido, sottoscrivo e pluado alle riflessioni di Salvatore Izzo che non potrebbero trovarmi piu' in sintonia.
In Vaticano c'e' un grande, enorme, problema di comunicazione che deve essere risolto al piu' presto.
Da un lato occorre impedire a prelati ansiosi di mettersi in evidenza di parlare allegramente con i media.
Ogni parola, soprattutto quando si tratta di questioni eticamente, politicamente e religiosamente sensibili, deve essere valutata, soppesata, mediata e filtrata!
Nessuno puo' permettersi di rilasciare allegre ed avventate dichiarazioni che impegnino il Papa e la Santa Sede senza essersi prima consultato con chi di dovere.
E' mai possibile che non si conoscano ancora i meccanismi dei media?
E' mai possibile che si sia cosi' ingenui? Preferisco usare questa parola perche' non voglio pensare al peggio e cioe' ad un intento preciso di mettere il Papa in difficolta'.
Come dicevo stamattina, Benedetto XVI ha un merito grandioso: non permette che i suoi collaboratori si assumano in prima persona la responsabilita' di documenti che egli approva, non consente che i media mettano in croce prefetti della curia. In poche parole: non esiste il "Ratzinger di Ratzinger".
Anche per questo Benedetto XVI e' una grande persona, oltre che un grande Papa.
Tutti vorremmo avere un amico come lui...
Egli puo' dire lo stesso? Esiste qualcuno disposto a prendersi gli schiaffi dei media al suo posto?
Per carita'! A volte ho la sensazione che il Papa sia davvero solo a guidare la barca di Pietro e nel 2009 questo non e' piu' accettabile.
Dall'altro lato e' evidente che l'immagine che filtra dei collaboratori del Santo Padre non e' certo idilliaca. Io personalmente sono molto delusa.
Ribadisco che ci vorrebbero piu' donne negli uffici curiali: con l'intuito femminile, laiche e religiose sarebbero in grado di percepire all'istante le intenzioni dei mass media impedendo certi scivoloni.
Parliamoci chiaro: donne intelligenti non avrebbero mai commesso errori di comunicazioni sciocchi come quelli che abbiamo visto.
Alla fine ci va sempre di mezzo Benedetto XVI e questo francamente mi sta stufando come uno spezzatino.
Ciascuno si assuma le proprie responsabilita'!
Alzarsi dalle sedie di paglia e tirare fuori la cannetta di vetro dalla schiena!
Lavorare, agire, pensare ed ubbidire!
Spero che il 2009 sia l'anno della riforma conclusiva della curia: auspico che non cambino solo i nomi delle poltrone ma anche certe persone che ci sono sedute sopra.
Forza e coraggio!
Complimenti ancora a Salvatore Izzo
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Raffaella

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